NON ESSERE, UNA TENTAZIONE

Studio sul Doctor Faustus di Marlowe

[2016]

Testo di Luca Scarlini da suggestioni di Christopher Marlowe
Regia, coreografia e dispositivo scenico: LUCA VEGGETTI
Musica e progetto sonoro: PAOLO ARALLA
Marionette, oggetti scenici e collaborazione artistica: MOE YOSHIDA
Voci: PAOLO ARALLA, STEFANIA TANSINI
con STEFANIA TANSINI E LUCA VEGGETTI
produzione ATTI SONORI - Bologna



Non essere, una tentazione lavora su temi del Doctor Faustus di Christopher Marlowe, interrogazione incalzante sulla natura dell’uomo e sulla esistenza di Dio. Un povero burattino-Faust sperso nell’universo incommensurabile sfida continuamente la ricerca di un senso del suo esistere, venendo sempre frustrato nei suoi sforzi, eppure continuando disperatamente ad agire, in attesa del prossimo scacco. Nel frattempo urla o borbotta, esperisce tutti i gradi verbali della protesta contro il suo stato, ma non ottiene altro risultato che l’ascolto della sua stessa voce.

Luca Scarlini

Lo spettacolo esplora in dieci quadri l'idea di Io diviso contenuta nel testo di Luca Scarlini da Marlowe. In scena, una marionetta a bacchette che ricorda come tecnica quelle di un certo teatro asiatico, è emblematica del personaggio di Faust. Essa è connessa al corpo della danzatrice che la manovra in modo che li si identifichi a volte come un cosa sola, così come in altre situazioni, attraverso l'uso della luce, la figura della marionetta possa invece esistere come un'entità isolata. In entrambi i casi, il movimento che ne scaturisce ha la densità e la qualità di una danza. La seconda presenza umana in scena è quella di un anonimo e inquietante assistente/manovratore, la sua funzione è al tempo stesso di moltiplicare il rapporto fisico e drammaturgico tra chi manovra e chi è manovrato, relazionandosi in questo caso alla figura della danzatrice, così come di riallestire e ridefinire lo spazio quadro per quadro, ciò avviene attraverso le diverse configurazioni che l'unico elemento scenico può assumere: una oggetto/pedana sonorizzato che, captando il movimento prodotto su di esso, lo trasforma in suono e musica in tempo reale. Un progetto sonoro che determina la drammaturgia e la natura del linguaggio scenico.

Luca Veggetti

Con la marionetta creata per 'Non essere: una tentazione' ho voluto raccontare la tragica storia del Doctor Faustus attraverso la sua stessa struttura, visualizzando in una forma antropomorfa lo stato del suo mondo interiore. La sua anima si trova dentro un percorso di autodistruzione, un ciclo creato dal desiderio frenetico di ottenere qualcosa di assoluto, una ripetizione infinita di distruzione-ricostruzione. Nel suo corpo biancastro che ricorda una torre d'avorio, ho evidenziato il serpente della spina dorsale, è un tentativo di rappresentare il desiderio di autodistruzione presente in noi, una faccia dell'umanità che, distinguendoci dagli animali, è prova della natura del nostro essere. Ho poi rivestito la spina con forme di profili umani, essi simboleggiano la presenza dei personaggi che appaiono dentro la storia di Marlowe: fantasmi di amici e parenti del suo mondo interiore, un passaggio concettuale che mi ha permesso di ricreare la complessa struttura della colonna vertebrale. Nella parte della testa, la cui forma ricorda il movimento che hanno le palpebre, si trovano due piume, i loro movimenti sono ispirati da quelli dei neuroni e dalle scintille che ne denotano la natura. Volevo in qualche modo raffigurare i limiti del modo di pensare di Faustus, il sillogismo che spesso caratterizza il suo rapporto con il divino, il rifiuto di una volontà che sta al di fuori della percezione cerebrale.

Moe Yoshida

Dieci monologhi interiori, dieci tappe di un percorso interiore che porta Faust a spogliarsi progressivamente di ogni volontà, ogni desiderio, ogni aspettativa. Un viaggio che lo porta dal colore al bianco. La voce di Faust ha un unico ascoltatore: Faust stesso. La sua eco riflette un'immagine interiore resa fragile dal desiderio. Ma è proprio nello spogliarsi da ogni desiderio che Faust trova infine quiete, un abbandonarsi allo scorrere monocromo del tempo, un flusso ininterrotto che spinge la vita 'sulla linea annullata dell'orizzonte', dove niente tramonta più.

Paolo Aralla


RECENSIONI



Il “Faust Marlowe Marionette” di Veggetti/Scarlini

  • VALENTINA SORTE - La IX edizione di IF, il Festival Internazionale di Immagine e Figura organizzato dal Teatro del Buratto, ha ospitato dal 22 al 24 gennaio un piccolo gioiello firmato da Luca Scarlini e diretto da Luca Veggetti: Non essere, una tentazione.

Si tratta di uno studio sul Dottor Faustus di Marlowe, una riscrittura molto libera e coraggiosa del testo originale, “La tragica storia del Dottor Faust” appunto. Luca Scarlini torna all’Ur-Faust e se ne riappropria, condensando la mai-conclusa e la mai-appagata ricerca esistenziale del protagonista (una Sehnsucht ante litteram) in dieci quadri, dieci monologhi interiori che raccontano un Io profondamente diviso e frammentato. Per l’esattezza: Uno studio in rosso; Scrivo, dunque sono? Specchio; Desiderabile; Invocazione; Ritirata strategica; Tentativo di ribellione; Prove di afasia; Canto della resa incondizionata e del silenzio prolungato; Acromo, felice.
Con un’intuizione molto buona Luca Veggetti riesce a intercettare il mondo interiore di Faust e a inserirsi – sviluppandola – nella scia aperta da Scarlini. Se infatti sulla carta, Faust, tutto preso nel suo arrovellamento interiore, si muove e si dimena come una marionetta che, pur vedendo i propri fili, non riesce in realtà a disfarsene, in scena Faust si fa vera e propria Marionetta. E quella creata da Moe Yoshida è di rara bellezza. È una silhouette antropomorfa, la figura stilizzata di un uomo, a grandezza quasi naturale : tanto semplice e leggera nelle linee quanto elaborata e solida in alcune parti, la spina dorsale fra tutte. Ogni anello della colonna vertebrale è infatti rivestito da profili umani che la irrobustiscono e che sono la traduzione “materica” dei mille fantasmi che abitano Faust. La testa al contrario è sottoposta ad un’operazione di svuotamento e alleggerimento (nonostante il carattere fortemente celebrale di questa creatura). A suggerirla basta il suo profilo e due piume al posto delle palpebre. SuperMarionetta? O meglio Ur-Marionetta? La riflessione rimane ancora aperta. Il teatro di figura non sembra essere per Non essere, una tentazione uno dei linguaggi o delle “semiotiche” possibili, ma LA sua vera e propria deissi. Non solo durante tutto lo spettacolo la figura di Faust è manovrata a vista da una danzatrice (un’ottima Stefania Tansini), grazie ad una struttura flessibile di lunghe bacchette che consentono un movimento simbiotico tra i due corpi, ma ad un certo punto, un passo a tre tra la marionetta, la danzatrice/manovratrice, e Luca Veggetti – presente in scena nella doppia veste di coreografo e servo di scena – trasforma e infittisce la dicotomia agente/agito, rendendola più complessa – poiché trina – e autentica cifra drammaturgica del lavoro. La Tansini da manovratrice diventa a sua volta manovrata, e Faust di riflesso un’estensione mobile e intima di un’altra estensione. Agito dall’agito. A muove B che muove C. Da qui, A muove C. La matematica tramite la danza diventa poesia.
E’ sicuramente un lavoro costruito su un forte equilibrio espressivo, in cui cioè ogni elemento è strettamente legato all’altro: danza, movimento, oggetti scenici, corpi scenici, luci, testo, parola, musica e paesaggio sonoro. Ogni dettaglio è estremamente curato e necessario all’interno della creazione. Ne sono una dimostrazione l’attento disegno luci – capace di guidare lo sguardo e suggerire chiavi di lettura – ma ancora di più il progetto sonoro di Paolo Aralla, sia per quanto riguarda i brani di accompagnamento ai dieci quadri (ad esempio la riproduzione di soffi o rantoli elettronici, ricavati da flauti basso e contrabasso) che per la captazione sonora dello spazio scenico. Al centro del Teatro Verdi un’enorme pedana, inclinata e mobile, grazie a un sistema di microfoni amplifica ogni movimento dei performer. Altra estensione, questa volta sonora, del percorso esistenziale del protagonista.
Lo spettacolo presenta ancora dei margini di miglioramento (primo fra tutti lo snellimento del testo) ma si dimostra una prova riuscitissima. Lontana certo dal memorabile allestimento di Trionfo/Salveti “Faust Marlowe Burlesque” con Carmelo Bene e Franco Branciaroli nel 1976, ma altrettanto apripista. “Faust Marlowe Marionette”? Potrebbe darsi.


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